il Rischio nella ISO 9001

Il “Rischio” nella ISO 9001:2015. Seconda parte

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Nella prima parte vi abbiamo fornito la visione generale di cosa significa “Risk-based-thinking”, ora approfondiamo i risvolti operativi dell’argomento, ovvero come collegare il Risk-based-thinking ai vostri obiettivi ed alle vostre finalità di azione.

Ad esempio: ho bisogno di attraversare una strada per recarmi ad un appuntamento di lavoro.

Fase 1 – identificare quali sono le minacce e le opportunità, secondo il contesto in cui ci si trova.

Ad esempio: attraversare una strada parecchio trafficata con numerose auto veloci, non equivale ad attraversare una piccola strada con scarse auto in circolazione. È necessario inoltre considerare le condizioni atmosferiche, la visibilità, le condizioni personali, ecc.

Fase 2 – analizzare ed assegnare priorità alle minacce/opportunità identificate: stabilire cosa è accettabile; quali sono i vantaggi e/o svantaggi in base al contesto ed alle modalità prescelte di azione.

Ad esempio:
Obiettivo: attraversare sano e salvo la strada, per recarmi puntuale all’appuntamento.
Condizioni inaccettabili: essere investito da un’auto; arrivare in ritardo.

Ho l’opportunità di raggiungere velocemente l’appuntamento, ma devo fare i conti con la minaccia di un incidente; potrei accettare di ritardare l’arrivo all’appuntamento, se la probabilità di rimanere vittima di un incidente fosse alta e preferissi perciò utilizzare una passerella pedonale.
Analisi della situazione: la passerella pedonale si trova a 200 m dal punto in cui mi trovo; usufruendone, ritarderei il mio arrivo alla riunione. Noto che il traffico non è sostenuto, il tempo è buono, la visibilità e le mie condizioni fisiche sono ottime.
Noto che potrei attraversare a piedi la strada dal punto in cui sono, perché la strada presenta un basso livello di rischio di incidente in rapporto alla possibilità di raggiungere l’appuntamento in orario.

Fase 3 – pianificare azioni mirate al rischio.

Come posso evitare, eliminare o mitigare il rischio di eventi negativi, cioè non desiderati, in relazione al contesto, agli obiettivi ed alle mie finalità?
Non sempre evitare il rischio di incorrere in una minaccia è l’azione più conveniente, dal momento che essa potrebbe precludere l’opportunità di raggiungere un obiettivo. La scelta se evitare, eliminare o mitigare dipende sempre dal contesto e dagli obiettivi/finalità di azione.

Ad esempio: per eliminare totalmente il rischio di incidente potrei utilizzare una passerella, ma il basso livello di rischio di incidente è accettabile, dato il contesto, pertanto potrei limitarmi ad adottare misure di mitigazione (diminuzione della probabilità di accadimento): attraversamento quando non ci sono veicoli nei paraggi, scelta del punto di attraversamento con buona visibilità, tale da consentire l’eventualità di fermare un mezzo e di rivalutare il numero delle macchine in movimento.

Fase 4 – eseguire le azioni pianificate.

Eseguire le azioni pianificate non è un esercizio passivo o sterile, perché occorre rilevare passo a passo le informazioni importanti e gli ostacoli imprevisti (ciò equivale a farne esperienza).

Ad esempio: mi sposto a lato della strada e controllo che non vi siano ostacoli per l’attraversamento; noto un’aiuola rialzata al centro della carreggiata; la raggiungo; essa mi permette una rivalutazione del traffico per poi arrivare all’altro lato della strada.

Fase 5 – valutazione dell’efficacia del piano di azione – funziona?

Ad esempio: arrivo dall’altra parte della strada illeso e in tempo: constato che il piano ha funzionato e sono stati evitati gli effetti indesiderati.

Fase 6 – il miglioramento continuo – imparo dall’esperienza fatta.

Ripetendo l’esperienza fatta per più volte, in condizioni diverse, è possibile constatare se il piano di azione rimane efficace oppure no. Questo comporta la constatazione che le mutate condizioni di contesto influenzano direttamente l’efficacia del piano di azione, variando la probabilità di raggiungimento degli obiettivi.

Ad esempio: posso ripetere l’attraversamento della strada per giorni, ad orari diversi ed in condizioni atmosferiche differenti; da questo imparo che, attraversando la strada in determinate ore del giorno, è molto probabile incorrere in incidenti perché transitano troppe auto.
Posso prendere in considerazione delle opportunità innovative, ad esempio:
spostare il luogo dell’incontro, in modo che non debba attraversare la strada;
cambiare l’ora della riunione, in modo che possa attraversarla quando il traffico è scarso.

Agli scettici verso il risk-based-thinking chiediamo: “quanto tempo impiegate mediamente per attraversare una strada in modo intelligente?”

Fonte: ISO/TC 176/SC2 Doc. 1222, July 2014

Nella terza e ultima parte vedremo quali sono i punti della nuova ISO 9001:2015 in cui ricorre il risk-based-thinking.

A presto!

 

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